No

Diario di un giardiniere anarchico

In piedi (da sinistra): Pier Franco Blengini, Presidente del Comizio Agrario, Attilio Ianniello, direttore, e Claudio Porchia

Il Comizio Agrario e la Compagnia del giardino hanno presentano il libro “Diario di un giardiniere anarchico” (ed. Pentagora), con la presenza del curatore, il giornalista e scrittore Claudio Porchia.

Claudio Porchia

Da sanremonew:
«Una sala delle conferenze gremita in ogni ordine di posto ha seguito con attenzione e grande interesse l’intervento del curatore del diario. Un intervento che ha accompagnato il pubblico alla scoperta di Libereso, un personaggio straordinario conosciuto come il “giardiniere di Calvino”, Mario il padre dello scrittore Italo.
Nella relazione sono state evidenziate le mille sfaccettature di un grande protagonista del mondo dei giardini e della botanica: giardiniere, floricoltore, scrittore, disegnatore e precursore della biodiversità e della sostenibilità ambientale.
“Si è portato addosso il nome di “giardiniere di Calvino”, – ha spiegato il curatore – ma in realtà è stato molto di più di un giardiniere. La sua conoscenza della botanica era immensa ed è stata costruita non sui libri, ma sul campo: nel giardino di famiglia, nella stazione sperimentale come allievo di Mario ed Eva Calvino, viaggiando attraverso i continenti, camminando per boschi, prati, colline e montagne, visitando parchi e giardini e mangiando tutte le piante e le erbe che ha incontrato. Il giardiniere per Libereso è un bel mestiere, che permette di vivere all’aria aperta e stare in stretto contatto con la natura: “io sono cresciuto in giardino con le mani nella terra” e “la più bella cosa che faccio è lavorare tutto con le mani: io pianto con le mani e non ho mai portato i guanti. Io cerco il contatto, voglio sentire la terra… sono il figlio del sole e dell’acqua, non ho mai considerato la terra come qualcosa di sporco come capita ad alcuni. Io sono parte della terra e ritornerò nella terra”. La bellezza della terra e il piacere di toccarla con le mani è il primo piacere di un giardiniere: “io sono proprio un figlio della foresta, io mi sento primitivo e vorrei esserlo ancora di più”. E Libereso non ha mai nascosto questo suo tratto selvaggio, che Italo Calvino, costretto a stare in giardino con le scarpe, i guanti e il grembiulino, un pochino gli invidiava e che ha descritto nel racconto “Un pomeriggio, Adamo”. Nel libro si trovano alcuni episodi, quelli che negli ultimi tempi provava maggior piacere e anche divertimento a raccontare, come quello della scoperta della Marjuana nel giardino del Principe a Montecarlo. Piccoli episodi di una vita caratterizzata dall’incontro con personaggi straordinari: dai suoi genitori alla famiglia Calvino, da Fortunato Peitavino ad Antonio Rubino. Fra i suoi ricordi anche alcuni inserti con i suoi appunti: dall’innesto, che “solo i giardinieri più bravi sanno fare”, all’utilità degli insetti, “che sono stati i primi colonizzatori del pianeta e vivono in stretta relazione con noi”. Dall’ancora attualissimo progetto di recupero della vegetazione spontanea della zona dell’Arma allo studio e alle schede degli alberi, che “dobbiamo conoscere, rispettare e amare”. E in appendice l’interessante manuale per l’orto biologico presentato a Lesmo nel 1988 su iniziativa di un gruppo di suoi allievi giardinieri, che avevano raccolto le lezioni sulla bio-agricoltura, che aveva svolto nel periodo fra il 1985 e 1987 prima di lasciare Villa Gernetto. Nell’ultima fase della sua vita si è dedicato alla didattica e alla divulgazione”

Marzia Milano

Al termine una tisana calda aromatizzata al timo offerta dall’Erboristeria Monte Regale della dott.ssa Marzia Milano, che ne ha presentato le proprietà».

No comments

You can be the first one to leave a comment.

Post a Comment