L’utilizzo delle piante spontanee a scopo alimentare non è prerogativa solo del Bel Paese ma, al contrario, le specie “fitoalimurgiche” (così vengono chiamate dai botanici) continuano ad essere le principali e qualche volta le uniche forme di sostentamento nei paesi in via di sviluppo.
Ma quali le ragioni del rinato interesse, anche in Piemonte, verso specie vegetali normalmente trascurate se non addirittura considerate alla stregua di “erbacce”?
Il termine fitoalimurgia racchiude già in sé una delle risposte possibili: phytón = piante, alimos = alimento, urgia = urgenza. Piante di cui ci si può nutrire nei momenti di necessità.
La raccolta delle erbe spontanee nasce nella notte dei tempi e con un intento per nulla evocativo o romantico bensì prettamente utilitaristico, dettato dall’esigenza di mettere qualche cosa “sotto i denti” nei momenti di penuria. Carestie, siccità, guerre, pestilenze sono solo alcune delle ragioni che spinsero e spingono tutt’oggi gli esseri umani a ricercare cibo al di fuori dei canali convenzionali (i mercati locali) o addirittura a migrare verso nuove destinazioni e a sperimentare quanto la natura sia generosa (o avara!) in quella determinata stagione e in quel particolare luogo.
Per questo motivo, anche in Italia, la raccolta delle erbe alimentari spontanee non avviene allo stesso modo in tutto il territorio nazionale ma varia in funzione del clima, degli ambienti naturali che si incontrano, delle specie vegetali che vi crescono e delle tradizioni locali. Alcune erbe, poi, sono considerate commestibili in certi distretti mentre non lo sono affatto in altri. Spesso risulta difficile anche fare delle comparazioni o favorire lo scambio ed il flusso di informazioni e tradizioni perché i nomi dialettali differiscono da paese a paese, mentre quelli volgari o i termini scientifici sono, rispettivamente, poco utilizzati o per nulla conosciuti.
Nella nostra società, dove il benessere è ampiamente diffuso e i pasti si saltano per scelta e non per necessità, la ricerca delle piante fitoalimurgiche ad uso gastronomico ha assunto, negli ultimi anni, significati molto diversi da quelli accennati pocanzi. Questa pratica si accompagna spesso alle attività da condurre nel tempo libero, durante una rilassante passeggiata in campagna, o all’espressione della nostra creatività (e golosità) in cucina. A queste motivazioni si aggiungono anche quelle di carattere salutistico, supportate dai risultati delle recenti ricerche scientifiche che segnalano le verdure selvatiche come particolarmente interessanti dal punto di vista nutrizionale e indicate per certe diete ipocaloriche.
Credo però che la risposta più importante al perché della domanda iniziale risieda nella grande biodiversità delle piante fitoalimurgiche. Questa parola sta ad indicare sia la ricchezza a livello genetico di una singola specie, ma anche il numero di specie vegetali presenti in una certa area geografica (a livello mondiale esistono migliaia di piante spontanee commestibili!) e, ancora, la grande varietà di ambienti naturali in cui queste piante vivono. Si tratta di un tesoro ancora poco conosciuto dagli scienziati in cui sono racchiuse le nostre esigenze presenti e future, le risposte alle nostre domande, le soluzioni ai nostri problemi. Conoscere le piante spontanee ad uso alimentare significa poter coltivare nuove verdure resistenti ai cambiamenti climatici, estrarre nuove molecole chimiche per curare le malattie, sviluppare nuove strategie contro i parassiti dell’agricoltura, aggiungere nuovi ingredienti alla nostra gastronomia…. Insomma, produrre nuovo cibo e nuovo benessere per l’umanità.
Tuttavia, per fare ciò, è necessario conoscere, studiare e conservare queste piante, per poterle raccogliere e cucinare in piena consapevolezza e nel pieno rispetto della specie e dell’ambiente cui appartengono.
Valentina Carasso, Ph.D.
Consulente botanica e ricercatrice indipendente,
specializzata nella conservazione della flora spontanea e nella biologia dei semi
Per informazioni e contatti scrivere a: valentina.carasso@virgilio.it
Sito internet: http://www.clubunescoalba.it/valentina2
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