Valeriana
Nomenclatura binomiale: Valeriana officinalis
Famiglia: Valerianaceae
Nome dialettale (Piemonte): “Busuné” – “Erba dij gat”
La valeriana è una pianta perenne dal fusto cilindrico, solcato e cavo con foglie opposte e lanceolate dai margini dentati e fiori piccoli bianco-rosati, a forma di imbuto e riuniti in corimbi. Essa presenta un rizoma sotterraneo da cui dipartono radici fascicolate, nere fuori e bianche dentro, dall’odore molto forte. Di origine quasi certamente europea, è diffusa in Italia un po’ dappertutto, nelle zone più umide e fresche.
La parte interessata dal punto di vista erboristico sono proprio le radici, che devono essere raccolte in primavera e in autunno da piante che abbiano almeno 2 anni di vita, l’utilizzo si esplica con il prodotto essiccato. Il nome valeriana deriva dal latino valere, cioè “star bene”, e questo allude alle sue molteplici proprietà: calmante,
sedativa, ipotensiva, antispasmodica e aiutante del sonno. I principi attivi che rendono possibili queste potenti capacità sono: olio essenziale ricco in valepotriati (acido valerenico, valeranone e valerenale), terpeni, tannini, mucillagini e resine. Il meccanismo d’azione è legato al prolungamento dell’attività del neurotrasmettitore
GABA che è è responsabile anche dell’induzione del sonno nell’uomo. La valeriana può essere infatti considerata il rimedio erboristico del sonno per eccellenza: presente sia nella farmacopea europea che in quella statunitense, venne nominata in uno scritto già nel IV secolo a.C. da Ippocrate, il padre della medicina moderna.
Può essere utilizzata in decotto o in tintura madre (estratto idroalcolico) per placare ipertensione, agitazione, nervosismo, ipereccitazione fisica e mentale e favorire così il naturale ciclo sonno-veglia. Consigliabile la sera e per cicli brevi, da non utilizzare in gravidanza e allattamento e non somministrare in bambini in età pediatrica.
Attenzione inoltre a non somministrare in concomitanza prodotti a base di valeriana con farmaci antidepressivi e ansiolitici per la possibile interazione.
La valeriana viene anche chiamata “erba dei gatti” (anche se non si tratta dell’erbagatta che è la Nepeta cataria) perché molto amata da questi felini che la masticano e si strofinano volentieri poiché attirati dal suo “profumo”. L’odore sgradevole della radice essiccata è invece data dalla degradazione dei valeopotriati, i principi attivi più
importanti di questa pianta.
A cura di Milano Marzia (Erboristeria Monte Regale) per il Comizio Agrario di Mondovì.
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