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“Una casa di custodia per maniaci pericolosi. Storia del manicomio di Racconigi dalle origini al fascismo (1871 – 1930)”

Il Comizio Agrario, in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo, il Centro Studi Monregalesi, l’Associazione culturale “Gli Spigolatori” e l’Associazione Italiana di Cultura Classica, ha presentato venerdì 24 gennaio 2020 il libro di Fabio Milazzo intitolato: “Una casa di custodia per maniaci pericolosi. Storia del manicomio di Racconigi dalle origini al fascismo (1871 – 1930)”, ed. Primalpe Cuneo.

(da sinistra) Fabio Milazzo e Attilio Ianniello

Recensione al libro di Fabio Milazzo scritta dalla prof.ssa Giuliana Bagnasco (“L’Unione Monregalese” del 22 gennaio 2020)

Dopo i saluti del direttore del Comizio Agrario Attilio Ianniello, che ha anche dato lettura della recensione scritta dalla prof.ssa Giuliana Bagnasco sul settimanale “L’Unione Monregalese” del 22 gennaio u.s., il dottor Fabio Milazzo ha iniziato a raccontare la genesi del suo lavoro, introducendo successivamente i presenti in un viaggio attraverso la drammatica realtà della “malattia mentale” presente nella nostra provincia nei primi sessant’anni di attività del manicomio di Racconigi.

(da sinistra) Fabio Milazzo e Attilio Ianniello

Dalla IV di copertina: «Il libro ricostruisce la storia del manicomio provinciale di Cuneo dalle sue origini fino alle dimissioni del direttore Rossi nel 1930, in pieno fascismo.

Il lavoro da cui ha origine la ricerca è fondato su un analitico spoglio di vari fondi archivistici e sull’esame di pressoché tutte le pubblicazioni concernenti l’istituto eretto in Racconigi, e intende restituire, almeno nelle linee principali, un quadro delle dinamiche che presiedevano al funzionamento dell’istituzione psichiatrica cuneese.

La ricerca si dipana attraverso un itinerario che interseca il profilo istituzionale con i modelli culturali che hanno legittimato aspetti e momenti importanti della vita dell’istituto: il dibattito che ha preceduto la nascita del manicomio, il primo decennio segnato dalla figura del direttore Toselli, la “lunga” direzione di Oscar Giacchi e l’ingresso dello stabilimento nel Novecento, le nevrosi di guerra e l’internamento dei soldati traumatizzati dal primo conflitto mondiale, le trasformazioni del dopoguerra e l’avvento del fascismo».

Al termine della presentazione, che ha visto una importante presenza di persone, il direttore del Comizio Agrario ha brevemente fatto riferimento all’esecrabile avvenimento che in giornata ha colpito la città di Mondovì, ossia la scritta neonazista “Qui vive un ebreo” fatta sulla porta di casa di Aldo Rolfi, figlio di Lidia Beccaria Rolfi, internata per motivi politici nel lager di Ravensbrück: Nelle sue parole di condanna del gesto ha ricordato la figura del cattedratico ambulante del Comizio Agrario, il prof. Alessandro Gioda, che nel 1937 rifiutò di prendere la tessera del partito fascista venendo per questo licenziato immediatamente.

L’intervento di Stefano Casarino

Ha preso quindi la parola Daniela Oggerino che ha invitato i presenti a partecipare al presidio serale di protesta per la scritta e di solidarietà alla famiglia Rolfi. Dopo di lei anche il prof. Stefano Casarino ha ricordato l’importanza di non abbassare la guardia rispetto a questi eventi e riprendendo l’interessante presentazione del libro di Fabio Milazzo, ha ricordato che l’Associazione Italiana di Cultura Classica nel mese di aprile 2020 dedicherà alcune giornate con convegni letterari e scientifici sulla “follia”.

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