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Alessandro Gioda, una vita per la terra

Alessandro Gioda, una vita per la terra

ATTILIO IANNIELLO

Alessandro Gioda

L’8 ottobre 1878 a Padova nasceva Alessandro Gioda, figlio dell’illustre Carlo Gioda[1] di Ceresole d’Alba il quale proprio quell’anno si era trasferito nella cittadina veneta per ricoprire il ruolo di Provveditore agli Studi. Alessandro seguirà la propria famiglia nei diversi spostamenti di città che il padre, nel frattempo diventato Capodivisione del Ministero della Pubblica Istruzione, dovette fare. Tuttavia diversi soggiorni estivi presso il paese d’origine della famiglia, Ceresole d’Alba, e l’ambiente rurale dello stesso formarono poco per volta nel giovane Gioda una passione per il mondo contadino che non lo abbandonerà per tutta la sua vita e che avrà un’influenza decisiva anche nella scelta dei suoi studi universitari. Infatti si iscriverà alla Scuola Superiore di Scienze Agrarie a Milano, dove frequenterà i primi due anni, per concludere poi il ciclo di studi con altri due anni nella Scuola di Pisa. Qui si laureava a pieni voti il 17 luglio 1901 con una tesi sulla razza bovina Piemontese.

La sua permanenza nella città della Piazza dei Miracoli non gli faceva dimenticare le terre e gli uomini di Ceresole, a cui dedicava la sua prima pubblicazione apparsa nel periodico “Agricoltura Italiana” ed intitolata Il bestiame nei suoi rapporti con l’azienda nel Circondario di Alba [2]. In questo breve saggio Gioda suggeriva tutti gli accorgimenti per il miglioramento della razza bovina Piemontese di pianura affinché dall’allevamento si potessero trarre quelle risorse economiche utili per arginare il fenomeno dell’emigrazione di tante famiglie rurali verso altri Paesi europei o verso le Americhe per cercare migliori condizioni di vita.
Dovendo prendere in esame una località «che possa rispecchiare le condizioni medie della maggioranza delle altre…», scriveva Alessandro Gioda, «Sceglierò Ceresole d’Alba» [3].
Nonostante l’attaccamento alle terre degli avi, il giovane agronomo veniva chiamato a servire l’agricoltura in altri Circondari, prima in quello di Cuneo e poi dal marzo 1904 nel Circondario di Mondovì, diventando Direttore della Cattedra Ambulante [4] di Mondovì e Segretario del Comizio Agrario della stessa cittadina.
Fu quindi il Monregalese lo scenario umano e culturale in cui il giovane dottore in Scienze Agrarie poté esprimere in modo esemplare il suo amore per il mondo rurale.

Tratteggiare in un articolo l’importanza del lavoro di Alessandro Gioda per l’agricoltura monregalese sarebbe compito impossibile, infatti il cattedratico ambulante non si risparmiò nel diffondere l’associazionismo, la mutualità e la cooperazione. Nel corso della sua attività promosse la crescita della meccanizzazione agricola, indisse, oltre la normale attività cattedratica, corsi di agraria presso il seminario e le caserme monregalesi, condusse campagne a favore della bonifica di terreni e del rimboschimento degli stessi[5], si prodigò nella diffusione della frutticoltura, pubblicò numerose monografie agrarie, collaborò con diverse riviste del settore, e così via.
Ci limiteremo quindi a presentare brevemente alcuni aspetti dell’attività dell’agronomo. L’interesse per la zootecnia dimostrato nella scelta della sua tesi, inducevano Alessandro Gioda già nell’estate del 1904 a costituire una Commissione Zootecnica Circondariale la quale redasse un “Programma Zootecnico” in cui pur ribadendo che il miglioramento della razza bovina Piemontese doveva tenere conto della triplice attitudine della stessa (lavoro, latte e carne) ammetteva che in prospettiva occorresse «favorire in linea più generale essenzialmente l’allevamento di animali da carne» [6]. Inoltre «come metodo ufficiale di miglioramento del bestiame si segua la selezione ed a questa si dedichino tutte le risorse finanziarie possibili» [7].
Questa capacità di precorrere i tempi veniva dimostrata anche qualche anno dopo quando per sottolineare i risultati ottenuti nel miglioramento dei bovini di razza Piemontese, oltre a concorsi e convegni, promuoveva insieme all’amico veterinario Benedetto Borsarelli e al consigliere comunale e provinciale Giuseppe Ghio la Fiera del Bue Grasso di Carrù, che si tenne per la prima volta il 15 dicembre 1910.

Alessandro Gioda si interessò subito anche della produzione granaria. Probabilmente erano ancora vivi in lui i ricordi di quando, studente a Milano, assistette nel maggio del 1898 ai tumulti nella città a causa del rincaro del grano, tumulti repressi nel sangue dai cannoni del generale Bava Beccaris. Occorreva produrre di più e meglio, quindi il nostro agronomo istituiva nel settembre del 1904 il concorso annuale della Spiga d’Oro destinato a premiare i migliori produttori di frumento. Gli studi e gli esperimenti per migliorare la produzione granaria implicavano anche la costituzione di campi sperimentali ove provare qualità diverse di frumento e concimazioni opportune. Un impegno produttivo frumentario che anticipava di ben vent’anni la più famosa “Battaglia del grano” (1925).

L’umana partecipazione alla vita della maggioranza dei coltivatori del Circondario di Mondovì trovava modo di esprimersi ulteriormente nel corso della Prima Guerra Mondiale (1915-1918). Oltre all’instancabile azione di monitoraggio delle diverse incette di carne, cereali ed altri prodotti utili all’approvvigionamento dei soldati al fronte, affinché non vi fossero abusi, Gioda prendeva a cuore la sorte di chi rimaneva sui campi mentre i giovani uomini combattevano sul Carso: bambini, anziani, donne. Queste ultime in particolare si misero a gestire le aziende agricole sobbarcandosi tutti i lavori, anche i più pesanti. Di fronte a tanto sacrificio, Alessandro Gioda si faceva promotore, tra altri, presso il Ministero dell’Agricoltura affinché ci fosse una forma di riconoscimento per quanto le donne rurali stavano facendo. Ottenuto l’assenso dal ministro Giovanni Raineri, il 17 novembre 1917 per la prima volta venivano premiate delle contadine segnalate per la loro fedeltà al lavoro dei campi dai sindaci e parroci del Circondario.
Nel corso dell’inutile strage (così papa Benedetto XV chiamo la guerra del 1915-18) un altro dramma sociale si affacciava soprattutto nel mondo rurale: la presenza di numerosi orfani di soldati caduti. Fin dal 1916 Alessandro Gioda si interrogava su che cosa si poteva fare a riguardo e quando il vescovo di Mondovì, mons. Giovanni Battista Ressia, promuoveva la costituzione di una Colonia Agricola per Orfani di Guerra, immediatamente fece aderire alla proposta il Comizio Agrario da lui diretto.

Il Comizio Agrario di Mondovì partecipò alla lotteria per raccogliere fondi finalizzati alla costituzione della Colonia Agricola per Orfani di Guerra. Qui sopra uno dei premi offerti.

La Colonia Agricola iniziava la sua attività nel novembre del 1920 in alcuni locali del Cottolengo monregalese, nei pressi del quale Gioda fece subito piantare un frutteto scuola per introdurre i piccoli rurali alla frutticoltura. Crescendo il numero di richieste per essere ospitati nella benefica istituzione, la Colonia si trasferiva nel 1923 nel castello di Rocca de Baldi, dove l’assidua presenza di Gioda trasformava le terre del castello stesso in campi sperimentali dove accrescere nei giovani ospiti l’amore per la terra e le conoscenze agrarie necessarie per condurre in modo professionale le loro future aziende agricole.
Alessandro Gioda nel 1937, quando le Cattedre ambulanti vennero trasformate in Ispettorati agrari provinciali, fu proposto per la nomina ad Ispettore provinciale. Sarebbe stato il giusto riconoscimento per il suo lavoro. Per assumere tale carica però, occorreva essere iscritti al partito fascista. Alessandro Gioda rifiutò la tessera e venne immediatamente licenziato, nonostante godesse della stima di tanti illustri colleghi. Visse quindi gli ultimi suoi anni di vita con l’incarico di segretario del Comizio Agrario e mantenne il rapporto con molti agricoltori nella veste di consulente della Curia monregalese.
Il 14 luglio 1948 Alessandro Gioda moriva. Per ricordarlo i Monregalesi raccolsero fondi per istituire l’anno successivo presso la Colonia Agricola di Rocca de Baldi un frutteto scuola, affinché la memoria di un uomo che dedicò la sua vita al servizio del bene comune producesse ancora “buoni frutti” [8].

Bibliografia:
Bertolino Mario, Il Comizio Agrario di Mondovì – Il prof. Alessandro Gioda, Mondovì, 1997.
Bertolino Mario, Il campo dimostrativo varietale “Alessandro Gioda”, Mondovì, 2007.
Griseri G., Ianniello A., Il Comizio Agrario di Mondovì – Opere e uomini, Mondovì, 2007.
Ianniello Attilio, Tempi di bianche. Il ruolo dell’associazionismo nel miglioramento dei bovini di razza Piemontese nel Circondario di Mondovì, Revello, 2010.
Ianniello Attilio, La Colonia Agricola Provinciale di Mondovì, Acqui Terme, 2012.
Ianniello Attilio, Il Comizio Agrario di Mondovì e la frutticoltura nel Monregalese, Alba, 2013.
Ianniello Attilio, Il Comizio Agrario monregalese, la Prima guerra mondiale e i riconoscimenti al lavoro delle donne contadine, in “Il presente e la storia” n. 81 – giugno 2012.

L’articolo è stato pubblicato anche su “Roero. Terra ritrovata”, novembre 2015 – n. 10

 

Note

[1] Cfr. Carrannante Antonio, Carlo Gioda (1834 – 1903) nella politica scolastica del tempo suo, Marzorati ed. Milano 1992. Carlo Gioda conseguita la laurea in filosofia, si dedicò subito all’insegnamento. Nel 1861 fu nominato preside del liceo di Macerata, quindi di Ferrara, Catania e infine nel 1867 del liceo Parini di Milano. Nel 1871 ebbe l’incarico di Provveditore agli studi per la provincia di Milano: in questa veste rispose alla Commissione d’inchiesta Scialoja sull’istruzione secondaria maschile e femminile nella seduta del 4 novembre 1873. Nello stesso periodo ricoprì anche la carica di presidente del Consiglio di vigilanza del Collegio Reale delle Fanciulle. Fu in seguito provveditore a Padova (dal 1878 al 1885) e a Torino, quindi direttore capo della Divisione per l’istruzione primaria e popolare nel 1889-1890 e poi membro della Giunta e del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione. Fu autore di pubblicazioni sugli istituti scolastici e di studi di letteratura e politica. Cfr. Franchini Silvia (a cura), Gli istituti femminili di educazione e di istruzione (1861-1910), in Archivio Centrale dello Stato – Fonti per la storia della Scuola, vol. VII, Roma, 2005, pag. 340 nota 2; pag. 362 nota 2.
[2] Cfr. Agricoltura Italiana, fasc. 15, 16, Anno XXVII, 1901.
[3] Cfr. Gioda Alessandro, Il bestiame nei suoi rapporti con l’azienda nel Circondario di Alba, Pisa, Tipografia editrice del Cav. F. Mariotti, 1901, pag. 6.
[4] La Cattedra Ambulante era così chiamata perché gli insegnanti andavano nelle diverse frazioni, nei diversi borghi rurali a tenere le loro lezioni di agraria, tenute spesso nel dialetto locale.
[5] «Pochi sanno che Egli si interessò della bonifica di terre per l’impianto di pioppeti nell’Italia centrale, nel Polesinitano, in quel di Ceresole d’Alba e nel Saluzzese»; cfr. Nan Carlo, Nel decennale della morte del prof. dott. Alessandro Gioda, Mondovì, 1961, pag. 10.
[6] Cfr. Commissione Zootecnica Circondariale, Programma Zootecnico, Mondovì, Tipografia C.A. Fracchia, pag. 5.
[7] Ibidem.
[8] Nel 1997, il Comizio Agrario di Mondovì costituiva nella frazione San Biagio il Campo dimostrativo “Alessandro Gioda” dove raccogliere e conservare antiche varietà di alberi da frutta del Monregalese.

 

 

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