Sambuco
Nomenclatura binomiale: Sambucus nigra
Famiglia: Adoxaceae (un tempo Caprifoliaceae)
Nome dialettale (Piemonte): “Sambü”
La pianta del sambuco è un arbusto medio-grande, talvolta piccolo albero, comunissimo lungo le siepi, nei boschi e attorno ai ruderi. Il fusto grigio-bruno presenta tanti piccoli puntini e, se sezionato, un enorme midollo all’interno. Il nome sambuco deriverebbe infatti dal greco “sambyké”, una sorta di strumento a corde, di forma triangolare, costruito con i rami cavi dell’arbusto. Il midollo dei fusti più anziani può “morire”, creando un incavo interno, nelle tradizioni contadine questi rami venivano proprio utilizzati dai bambini per realizzare fischietti e cerbottane,
chiamate “scioparolo” in Veneto e “schioppo” in Toscana.
Le foglie del sambuco sono ovoidali, appuntite e seghettate e i fiori, che sbocciano tra maggio e giugno, sono piccoli, bianchi, profumati e riuniti in infiorescenze ombrelliformi. A fine agosto maturano i frutti, piccole bacche globose nere-viola che sono commestibili solo se cotte (i semi all’interno contengono un glicoside tossico
che si volatilizza con la cottura). Attenzione a non confondere le bacche di sambuco con quelle dell’ebbio (Sambucus ebulus), i cui frutti sono tossici! La modalità di riconoscimento delle due piante è comunque molto semplice: il sambuco è un arbusto con fusti legnosi, mentre l’ebbio è una pianta erbacea, in più le infiorescenze sono entrambe ad ombrello, ma quelle del sambuco sono molto più grosse con fiorellini piccoli bianchi e dettagli gialli, mentre quelle dell’ebbio sono più piccole ma con fiori più grandi e dettagli viola, infine i frutti che invece sono molto simili hanno la differenza della cadenza, cioè il sambuco ha grappoli che cadono verso il basso, mentre l’ebbio li mantiene puntati verso l’alto.
La parte di pianta utilizzata maggiormente dal punto di vista erboristico sono i fiori che, grazie ad un enorme pool di principi attivi tra cui spiccano flavonoidi, tannini e mucillagini, hanno azione diuretica, diaforetica (stimolando la sudorazione hanno quindi anche azione antifebbrile), depurativa e sono molto utili nelle problematiche
legate alle affezioni delle vie respiratorie. Il sambuco grazie all’azione diuretica è un alleato delle donne in caso di ritenzione idrica, ma nello stesso tempo anche in caso di cistite grazie all’azione depurativa delle vie urinarie. In caso di influenza, il sambuco ha una doppia azione: aiuta ad abbassare la febbre grazie all’azione
diaforetica e aiuta tosse e raffreddore grazie all’azione benefica sulle prime vie respiratorie. Un bel infuso di fiori secchi è sempre un ottimo compagno durante le influenze di grandi e piccini, ma ancora più concentrata è la tintura madre di sambuco, ossia un estratto idroalcolico dei fiori stessi. Dal punto di vista culinario, in
primavera-estate, i fiori freschi di sambuco sono amati in frittelle dolci, oppure trasformati in sciroppo o acqua aromatica (abbinati solamente a limone e un po’ di zucchero) per dissetare nelle calde giornate. Molto famoso poi è il liquore digestivo di Sambuca ricavato da un distillato proprio di fiori di sambuco, anice, finocchio,
menta, liquirizia ed altri aromi.
Non solo i fiori, ma anche i frutti possono essere utilizzati in erboristeria per le loro proprietà antiossidanti, immunostimolanti, antinfiammatorie e lassative grazie al contenuto di antociani, acidi organici, vitamina C e pectine. Per avere questi effetti è necessario assumere un estratto idroalcolico di bacche di sambuco oppure un succo concentrato, indicati per problematiche alla circolazione degli arti inferiori, per stimolare le difese del corpo e smuovere l’intestino. I frutti non sono assolutamente da mangiare crudi poiché i semi contengono un glicoside tossico che, essendo volatile, se viene esposto al calore evapora, per cui le bacche cotte sono
commestibili e possono essere utilizzate per preparare sfiziose marmellate, succhi e liquori.
Anche le foglie (da raccogliere in primavera) e la corteccia (da raccogliere in estate) presentano azione diaforetica, ma attenzione che a livello cosmetico tutta la pianta è inutilizzabile, anzi se applicata sulla cute può provocare eritemi.
A cura di Milano Marzia (Erboristeria Monte Regale) per il Comizio Agrario di
Mondovì.
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