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1902: il Comizio Agrario di Mondovì e la “Festa degli Alberi”

1902: il Comizio Agrario di Mondovì e la “Festa degli Alberi” ATTILIO IANNIELLO

Considerati sacri, visti come simboli del congiungimento tra gli inferi ed il cielo, gli alberi vengono citati in molte tradizioni antiche, religiose e non, di quasi tutti i popoli dei vari continenti.
La volontà di dedicare un giorno agli alberi ed alla forestazione nasce tuttavia nel XIX secolo.

Julius. Sterling Morton

Nel Nebraska (USA) infatti il 4 gennaio 1872 un appassionato sostenitore dell’importanza della forestazione, Julius. Sterling Morton (1832 – 1902), propose al Consiglio dell’Agricoltura dello Stato di istituire una giornata dedicata all’albero. La proposta venne accettata e tre mesi dopo, il 10 di aprile del 1872 si celebrò il primo “Arbor day” che vide una grande partecipazione di popolo, tanto che le cronache locali parlano di circa un milione di alberi piantati in quell’occasione.

Guido Baccelli

Anche in Italia verso la fine del XIX secolo si incominciò a parlare di dedicare una festa agli alberi.
Nel 1898 il Ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli istituiva la Festa degli Alberi con, tra l’altro, le seguenti motivazioni:

“Le selve sono salute e ricchezza; sono filtri stupendi e centri di produzione ossigenica, anzi di ossigeno elettrizzato, che è tra le più poderose difese contro gli invisibili organismi malefici. Tutelano il clima, equilibrano la temperatura; disciplinano le correnti dell’aria; provvedono alle condizioni igrometriche del sottosuolo; proteggono i colli nella loro coesione; difendono le praterie; conservano le acque; […] Noi deploriamo oggi la frequenza delle inondazioni; e se potessimo volgere a beneficio del rimboschimento sulle Alpi e sugli Appennini il denaro che ogni anno si disperde per riparare ai dilagamenti dei nostri fiumi, specialmente del Po, ed alle alluvioni del Mezzogiorno, i grandissimi danni che dobbiamo lamentare, sarebbero immensamente ridotti di numero e di quantità”. [1]

La “Festa” venne inaugurata ufficialmente e solennemente il 21 novembre 1899 a Roma:

“Favorita da una splendida, giornata tepida autunnale, che contrastava stranamente con il vento glaciale di ieri, oggi la festa degli alberi è riuscita una vera festa della gioventù.
Alle sette e tre quarti son cominciate a giungere sul piazzale di S. Giovanni le varie squadre dei collegi militare e nazionale, dei ginnasi e licei, delle scuole ed istituti tecnici. Ogni squadra aveva la sua bandiera ed era guidata dai propri professori e da sottufficiali dell’esercito.
Alle ore 8,20 le varie squadre che formavano massa sul piazzale si son poste in movimento : precedeva il collegio militare, seguiva la fanfara del reggimento di cavalleria e poi, uno dopo l’altro, in bell’ordine, per quattro, tutti gli alunni; chiudevano gli allievi del tiro a segno e gli studenti dell’Università con la loro bandiera.
Il corteo è giunto sul luogo verso le nove e mezzo, e subito dopo à arrivato S. E. il Ministro Baccelli, che di poco ha preceduto S. M. la Regina, accompagnata da S. A. R. la Principessa Elena e da S. A. la Principessa Xenia.
Al comparire della carrozza le musiche municipale e dei Reali carabinieri hanno intuonato la Marcia Reale, nel mentre che le bandiere sventolavano ed un enorme grido di Viva la Regina echeggiava per lo spazio della via Latina.
Ricevuta dalle LL. EE. i ministri onorevoli Baccelli e Salandra e dai membri del Comitato della festa, l’Augusta Sovrana è salita sulla tribuna a lei destinata, e subito gli alunni, cui s’erano unite le alunne, giunte con troni speciali, hanno intonato l’inno del Vessella, nel mentre che un certo numero di essi, accompagnati da guardie forestali, procedevano alla piantagione dei numerosi alberetti.
Terminata la piantagione, gli alunni hanno sfilato sotto la tribuna Reale e poscia aprendosi su due linee hanno atteso il passaggio di S. M. la Regina, facendole una lunga ed entusiastica acclamazione.
Indi il corteo, preceduto dalla musica dei Reali carabinieri, si è rimesso in movimento e si è diretto in piazza delle Terme, ove si è sciolto verso il mezzodì, rientrando ogni squadra alla propria sede.
Una folla enorme, attirata dal sole, dai giovanetti e dalla novità della festa, assisteva al simpatico spettacolo”. [2]

L’inno del Vessella

Il successo dell’iniziativa stimolava Guido Baccelli, intanto diventato Ministro dell’Agricoltura nel 1901, a chiedere al Parlamento un decreto che istituisse ufficialmente in tutti i Comuni del Regno la Festa degli Alberi.

“La festa degli alberi, per una semplice raccomandazione del Ministro fu celebrata subito e con nobile gara dagli Istituti d’istruzione d’ogni ordine e grado – scrisse in una Relazione Guido Baccelli –.
Nella sola provincia di Novara gli studenti piantarono oltre 90.000 essenze forestali; negli altri boschi creati dall’amorosa industria di giovinetti e di donzelle delle scuole italiane si annoverarono, nel volgere di tre mesi [del 1900], circa 300.000 piante nuove affidate alla clemenza dei climi ed alla protezione dei cittadini”. [3]

Nella stessa Relazione, Baccelli volle sottolineare come la Festa degli Alberi da lui promossa aveva radici profonde nella cultura italiana:

“Il culto. delle selve purificatrici è scritto nel Codice delle XII tavole, conferma giuridica di vetuste tradizioni italiche, memoria solenne di fedi e di opere procedenti dai progenitori. Il culto delle selve, simboleggianti la perpetuità della famiglia e della patria, vive ancora negli usi del nostro popolo, che in più luoghi consegna alla terra una famiglia di albori al nascere di ciascun figliolo. Il culto degli alberi è scritto negli annali dei liberi Comuni italiani, che convocavano il popolo a comizio nelle piazze ombreggiate da alberi maestosi, intitolati e sacri alla libertà ed all’autonomia del paese. In quest’opera di riparazione il Governo ha potente ausiliatrice la benemerita Associazione nazionale «Pro Montibus», che, sotto la protezione augurale di Umberto I, fu prima a ricordare le tradizioni italiche e ad insegnare che i boschi sono forza, salute, ricchezza, felicità per i popoli. educati a pensieri ed a proponimenti di utilità sociale”. [4]

Il ministro Guido Baccelli vide approvata la sua proposta legislativa con il Regio Decreto n. 18 del 2 febbraio 1902, in cui il re Vittorio Emanuele III istituiva in ogni Comune d’Italia la Festa degli Alberi: «Essa sarà celebrata ogni anno in un giorno festivo, di primavera o di autunno, con l’intervento delle Autorità e della scolaresca (Art. 1)».
Nel Monregalese si iniziò a parlare della “Festa degli Alberi” nel novembre del 1899 a ridosso della celebrazione ufficiale avvenuta a Roma.
Presso il Circolo di Lettura di Mondovì Piazza, infatti, domenica 5 novembre 1899, il professor Roberto Muller tenne una conferenza sull’importanza della forestazione sottolineando

“l’utilità e la necessità di ripopolare le nostre campagne e specialmente i nostri monti di alberi che, oltre al produrre abbondanza di legna, avrà per risultato di migliorare l’aria che si respira, d’impedire i franamenti e le alluvioni… Un’opera eccellente e meritevole…collegata alla festa degli alberi istituita da Baccelli…” [5]

Alla conferenza del Muller partecipava anche Umberto Cordero di Montezemolo [6] , presidente del Comizio Agrario di Mondovì, il quale subito si fece interprete della necessità che anche nel circondario si tenesse tale “Festa”.
I propositi di Umberto Cordero di Montezemolo trovarono finalmente realizzazione nel 1902.

Il Regio Decreto del febbraio 1902 che istituiva in ogni Comune la Festa degli Alberi diede al presidente del Comizio Agrario la forza di rompere gli indugi e, collaborando con il Liceo di Mondovì Piazza, di annunciare [7] che la nuova festa si sarebbe tenuta martedì 11 novembre 1902.
Alle ore 14 di quel giorno, all’interno della Chiesa della Missione a Mondovì Piazza, il Preside del Liceo, professor Dario Carraroli, tenne una lectio magistralis, dal titolo “La nostra civiltà”, in cui tracciò l’evoluzione culturale economica e sociale dell’Italia auspicando che il Novecento fosse un secolo di prosperità:

“[…] Il secolo decimonono fu per noi politicamente il più grande… Socialmente la nostra civiltà allargò la sua base, accogliendo in sé e rendendo compartecipi dei beni della vita quegli starti sociali, che fino a qui erano stati dimenticati; e la carità, che fu il vanto del secolo decimonono, aperse la via alla giustizia e alla solidarietà sociale, che formeranno il compito del secolo ventesimo”. [8]

Terminata la relazione, il professor Dario Carraroli consegnò i premi agli alunni più meritevoli del Liceo, «quindi autorità, studenti e pubblico si riversarono sulla Piazza Maggiore dove si sapeva che avrebbe avuto luogo il piantamento di alcuni alberi…. nove buche [infatti] aspettavano ciascuna il suo alberello» [9].


Il discorso ufficiale prima della messa a dimora degli alberi fu tenuto dal presidente del Comizio Agrario, Umberto Cordero di Montezemolo, il quale tra l’altro disse.

“Come agricoltore io mi auguro che questi pochi alberi siano seguiti negli anni a venire da migliaia e migliaia, che rivestano a mezzogiorno ed a ponente le maestose pendici dei nostri monti di essenze forestali e di frondosi castagni, il cui frutto valica l’oceano; che a levante popolino di alberi fruttiferi le nostre colline…che seguano anche nella pianura con lunghe e leggiadre chiome, ed ombreggino i margini, i fossi, le vie”. [10]

Poi rivolgendosi al monumento [11] dedicato ad Emilio Bertone di Sambuy:

“E tu, o anima eletta di Emilio Bertone di Sambuy, primo presidente del nostro Comizio Agrario, tu che fecondasti le nostre terre e primo le apristi col vomere di ferro [12], rallegrati se il freddo marmo portante la tua effigie sarà in avvenire circondato da alberi verdeggianti. Come tuo indegno successore, io traggo lieto auspicio dalla coincidenza della festa odierna con il primo giorno dell’annata agricola [13]; possa essere questo l’inizio di un nuovo indirizzo degli animi monregalesi e italici verso le arti e le industrie agricole”. [14]

Il successo della prima Festa degli Alberi monregalese fu sottolineato da un telegramma di felicitazioni che lo stesso ministro Guido Baccelli indirizzò alla città di Mondovì [15].
Il Comizio Agrario fin dall’anno successivo, il 1903, iniziava a celebrare la Festa degli Alberi in molti dei settanta Comuni del suo circondario con una particolare attenzione a diffondere gelsi, castagni ed altri alberi da frutta.

***

Note

[1] Giulio Baccelli, citato in Mattioli Massimo, Alberi in festa, in “Il forestale” n. 44 – marzo-aprile 2008.

[2] Cfr. La Festa degli alberi, in “Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia” n. 271 – 1899, pag. 4.198.

[3]  Cfr. La Festa degli alberi, in “Gazzetta ufficiale del Regno d’Italia” n. 271 – 1899, pag. 4.198.

[4] Ibidem.

[5] Cfr. Conferenza, in “L’alba del Novecento – Gazzetta di Mondovì” del 7 novembre 1899.

[6] Cfr. Ancora sulla “Festa degli Alberi”, in “L’alba del Novecento – Gazzetta di Mondovì” dell’11 novembre 1899.

[7] Cfr. Distribuzione dei premi e festa degli alberi, in “Risveglio cattolico” del 9 novembre 1902.

[8] Cfr. La triplice festa di ieri, in “La Gazzetta di Mondovì” del 12-13 novembre 1902.

[9] Ibidem.

[10] Cfr. La festa degli alberi, in “L’Agricoltore Monregalese” n. 21 – dicembre 1902.

[11] Allora il monumento a Sambuy era nel centro di Piazza Maggiore, ora è stato spostato nel giardino del Belvedere sempre a Mondovì Piazza.

[12] Umberto Cordero di Montezemolo fa riferimento all’aratro che Emilio Bertone di Sambuy creò negli anni Cinquanta del XIX secolo e che gli valse la medaglia d’argento all’Esposizione generale di Parigi del 1867.

[13] Tradizionalmente l’annata agricola inizia l’11 novembre, festa di san Martino.

[14] Cfr. La festa degli alberi, in “L’Agricoltore Monregalese” n. 21 – dicembre 1902.

[15] Cfr. Telegrammi del Re e del ministro Baccelli, in “La Gazzetta di Mondovì” del 14-15 novembre 1902.

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