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Le antiche radici della zootecnia presente e futura

 

(Da sinistra) Andrea Blangetti, Fiduciario della Condotta Slow Food Monregalese Cebano Alta Valle Tanaro Pesio, Oreste Bertola, Presidente del Comizio Agrario, Attilio Ianniello.

Mondovì, 12 marzo 2017.

Dopo i saluti del Presidente del Comizio Agrario, Oreste Bertola, è la volta di Andrea Blangetti, responsabile della Condotta Slow Food del Monregalese, Cebano, Alta Val Tanaro e Pesio. L’ente cerca di collaborare con altre Condotte per mettere insieme delle realtà di eccellenza. Viene ricordato il Progetto delle Comunità del cibo, i Presidi, che sono stati istituiti da più di vent’anni, il progetto dei pascoli marginali e dei terreni incolti, e quello dei castagneti.
Attilio Ianniello traccia le linee storiche dell’impegno del Comizio a proposito della zootecnia (selezione per il miglioramento della razza bovina Piemontese, stazioni di monta per bovini, ovini, suini ed equini, impegno per l’igiene delle case e delle stalle, rispetto del paesaggio, ecc.).

Bartolomeo Bovetti dell’Associazione Regionale Allevatori del Piemonte.

Bartolomeo Bovetti dell’Associazione Regionale Allevatori del Piemonte, esperto del settore e Consigliere del Comizio. Relazione “Presente e futuro della zootecnia cuneese”
Prendendo spunto dall’excursus storico, presenta gli atti del V Congresso di zootecnia tenuto a Cuneo e inaugurato da Giovanni Giolitti e illustra l’allora linea di intervento dei Comizi a questo proposito. Gioda propose un OdG che contenesse la raccomandazione della razza bovina piemontese migliorata attraverso la selezione (non ci si doveva fidare degli incroci). Venne fatto il primo censimento della popolazione bovina nel circondario di Cuneo.
Oggi come si colloca il Comizio in questo settore? Da dove arriva ora la forza propulsiva nell’ambito del miglioramento agricolo? Si rischia di essere governati dal mercato e dalla grande distribuzione. Meglio ritornare ad essere un po’ protagonisti e riprogettare il ruolo dell’agricoltura con azioni di aggregazione per affrontare le nuove sfide.
La zootecnia in provincia di Cuneo. Non c’è altra provincia in Italia che abbia la varietà che abbiamo noi. Facciamo il 10% della produzione nazionale, il 50% della zootecnica regionale (450 mila bovini, 800 mila suini, 20 mila tra pecore, capre e animali da cortile), una zootecnica di grande qualità. I pilastri sono il latte e la carne. Si producono circa 12 mila quintali di latte al giorno, prevalentemente di razza frisona (92 quintali per bovino). Le linee di miglioramento riguardano sì la quantità e le attitudini produttive, ma anche altri obiettivi come la resistenza alle malattie, la docilità. In media si hanno 60 fattrici e 30 per la piemontese.
Le ultime sfide per la nostra zootecnia.
Piemontesi: 135 fattrici in provincia. La produzione è il 4% di quella nazionale, numero di allevamenti 2500, il comune con più allevamenti è Mondovì. Le linee della selezione sono cambiate negli ultimi anni.
Nel 1928 (opuscolo di Corrado Pace) compare la sottorazza albese della coscia. Si è scoperto ultimamente che è una mutazione genetica. Allora il mondo accademico si divise tra sostenitori e contrari. Negli anni ’40 lo zootecnico Carlo Rossi sostiene la necessità della selezione e del miglioramento del carattere coscia (fassone). C’erano alcune negatività che sono state risolte, per esempio la difficoltà nel parto.
Pecore di Langa: è forse la migliore in Italia dal punto di vista produttivo.
Cosa si può fare?
L’intervento dell’UE in agricoltura si andrà a indebolire. Bisognerà utilizzare le nostre forze. In un’intervista al ministro Martina e un articolo su Repubblica (Petrini e Farinetti): entro il 2030 l’agricoltura deve diventare sostenibile, nel senso che la sostenibilità dovrà essere ambientale e d’impresa (dal punto di vista del mercato). Strumenti: aggregazione ( e non vuol dire che si devono fare imprese più grandi ma fare rete) e innovazione (attraverso la digitalizzazione), strumenti che aiutino a fare programmazione. La digitalizzazione serve anche per ridurre i consumi, di acqua per esempio; i rilevatori meteo servono a ridurre i trattamenti.
La tendenza sbagliata è stata quella di fare ciò che viene finanziato. Bisogna capire l’orientamento del consumatore.
È richiesta l’attenzione al benessere dell’animale, così come le produzioni bio. Tali richieste devono essere viste come un’opportunità.
Quello che manca è comprendere il significato di aggregazione (che non vuole necessariamente dire cooperazione) e accettare nuove forme di agricoltura. Se non lo facciamo rischiamo di essere sommersi da prodotti che arrivano dall’estero.

Interventi degli allevatori.

Valentina e Franco Allaria (azienda agricola “Il Forletto” – Murazzano).

Franco Allaria e la figlia Valentina (Il Forletto – Murazzano). Hanno 300 pecore in Alta Langa, vendono il latte e lo trasformano, e hanno anche imparato a fare i salumi di pecora. Condividono il discorso di Boetti ma non sono riusciti ad associarsi con altri. Vendono i loro prodotti sui mercati per evitare gli intermediari. Le difficoltà sono moltissime, per esempio la stagionalità del prodotto e, non ultima, la presenza dei lupi.

(Da sinistra) Alessandro Avagnina (Socio del Consorzio per la tutela e valorizzazione del Cappone di Morozzo), Bertolomeo Bovetti e Andrea Blangetti.

Alessandro Avagnina, socio del Consorzio per la tutela e valorizzazione del Cappone di Morozzo. Il consorzio degli allevatori è nato nel 2001, ci sono 40 soci che spesso non riescono ad essere d’accordo, ma la loro unione ha fatto in modo che il cappone non sparisse. È presidio Slow Food, con un disciplinare severo; sono stati i primi ad avere la tracciabilità. Nel 2014 è entrata in vigore la legge del benessere animale, quindi le operazioni sull’animale sono cambiate. È un prodotto stagionale, mentre tutto l’anno è disponibile la gallina, che si dovrebbe promuovere. Solleva il problema degli ambientalisti.

Paolo Canavese (Associazione Piccoli Allevatori Razza Piemontese “La Piccola” – Priero) e Oreste Bertola.

Paolo Canavese, Associazione Piccoli Allevatori Razza Piemontese “La Piccola” – Priero. Hanno etichettatura come il Coalvi e stanno cercando di ottenere un prodotto OGM-free e con meno antibiotici. La richiesta del consumatore è cambiata, i piccoli macellai sono sempre meno; se vogliamo che i piccoli allevamenti continuino a vivere ci deve essere sinergia con i piccoli macellai. Si dovrebbe pensare ad utilizzare di nuovo il latte. Cenni sul formaggio Gioda.

Guido Cappellino (Cooperativa Agricola “Fattorie Monregalesi” – Mondovì).

Guido Cappellino, delle Fattorie Monregalesi, gruppo di allevatori che macellano e vendono in quattro punti vendita; il primo è stato aperto proprio nei locali di proprietà del Comizio. Seguono il disciplinare Coalvi, vendono anche all’estero e sono attenti al benessere animale. Ma non bisogna dimenticar il benessere dell’allevatore, a questo proposito hanno iniziato ad usare un dispositivo che avverte quando la mucca sta per partorire.

Enrico Dho (Capre al pascolo – Pianvignale, Frabosa sottana).

Enrico Dho, Capre al pascolo – Pianvignale, Frabosa sottana. Quando un amico si è sposato, ha seguito l’usanza del posto e gli ha regalato una capra. Insieme a questo amico ha poi iniziato l’attività, con un corso caseario a Moretta e facendo esperienze presso altre stalle. L’amico è il titolare dell’azienda, ma entrambi fanno anche un altro lavoro. La nuova stalla, costruita nel 2012, ha una capienza di circa 60 capi (loro ne hanno 50, capre bianche Sanem – quelle di Heidi – e qualche capo di camosciata, più rustica e con latte più grasso, tenute al pascolo) e ha un locale per la produzione dei formaggi. È importante “raccontare” il prodotto al cliente, la sua storia.

Maria Cristina Gasco (Cascina Biasin – San Giovanni Govoni, Mondovì).

Maria Cristina Gasco, Cascina Biasin – San Giovanni Govoni, Mondovì. Con la sorella ha un allevamento suino, che aveva già il padre, e alcuni bovini da carne. Allevano gli animali con i prodotti dell’azienda, compresa la soia, e trasformano la carne. macellano 2-4 maiali la settimana, secondo le stagioni. Anche i prodotti cambiano con la stagione: in inverno cotechini, in altre stagioni salame cotto e Bega (tasca di trippa di maiale con carne addizionata con prodotti stagionali: mele, castagne, prugne). Quest’ultima è prodotta in collaborazione con la Confraternita della trippa di Villanova. Producono anche il prosciutto de.co. e fanno solo vendica diretta.

Gianvittorio Porasso (Castelnuovo di Ceva).

Gianvittorio Porasso, Castelnuovo di Ceva. Riprende la traduzione dei nonni di allevare capre; inizia come hobby, oggi ha 65 capre, 20 nullipare, e 80 capretti che si stanno svezzando. Gli unici prodotti caseari sono ricotta e tuma d’alpeggio. Riesce a vendere anche fuori zona. Anche per loro il lupo costituisce un grosso problema. Nonostante tutti i discorsi sulle zone marginali, le amministrazioni non riescono ancora a supportare quanti desiderano tornare a lavorare in agricoltura.

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