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I sentieri dell’agricoltura sociale

Venerdì 26 ottobre 2018 nella Sala di lettura “Alessandro Gioda” nella sede del Comizio Agrario si è tenuta una interessante giornata di studio sull’agricoltura sociale dal titolo “Il mondo rurale e l’economia civile. L’agricoltura al servizio della persona, del territorio e dell’ambiente”. Erano presenti Livio Bertola, Presidente dell’Associazione Italiana Imprenditori per un’Economia di Comunione (AIPEC), Valter Roattino, Direttore Confagricoltura Mondovì, Gabriele Carenini, Presidente Cia Piemonte, un Roberto Bianco, Responsabile patronato Epaca della Coldiretti Cuneo, Alessandro Durando, Presidente Confcooperative Cuneo.

Il Presidente del Comizio Agrario Pier Franco Blengini

Dopo il saluto del Presidente del Comizio Agrario Pier Franco Blengini, il direttore Attilio Ianniello aprendo i lavori iniziava il suo intervento citando l’economista Antonio Genovesi, il quale nelle sue “Lezioni di commercio ossia di economia civile” (dato alle stampe nel 1765) sottolineava come l’economia deve avere come obiettivo la felicità pubblica. Era una corrente di pensiero economico che voleva controbattere l’affermazione homo homini lupus (lìuomo è lupo nei confronti degli altri uomini) di hobbesiana memoria con l’assunto homo homini natura amicus (l’uomo è per natura amico degli altri uomini), assunto che affonda le sue radici nell’Etica nicomachea di Aristotele. Nella sua storia il Comizio Agrario di Mondovì ha sempre cercato di creare le condizioni affinché gli uomini e le donne del mondo rurale migliorassero le loro condizioni economiche, culturali e umane in un contesto di libera solidarietà. Associazioni, cooperative agricole e di mutua assicurazione, consorzi venivano costituiti insieme a corsi di alfabetizzazione, ad asili rurali a scuole domenicali o serali finalizzate alla crescita integrale delle persone. Ecco perché oggi il Comizio pensa di aver le carte in regola per seguire e accompagnare anche la diffusione dell’agricoltura multifunzionale al servizio della persona, dell’ambiente e del territorio nel suo complesso.

Livio Bertola, Presidente Aipec presenta la sua associazione partendo dall’immagine aerea dei grattacieli circondati da favelas di San Paolo del Brasile

Livio Bertola intervenendo racconta la genesi della sua associazione formata da imprenditori che hanno voluto dare corpo all’intuizione di Chiara Lubich, che di fronte alla palese ingiustizia sociale simboleggiata dall’immagine vista arrivando in aereo a San Paolo del Brasile ossia dei grattacieli e ville lussuose circondate da un’estesa favelas. L’immagine di una sfrontata ricchezza circondata da una estrema povertà. Occorreva creare le condizioni affinché si riscoprisse il valore della fraternità, quel valore che già nella bandiera della rivoluzione francese aveva trovato posto a fianco della Libertà ed Eguaglianza, ma, in realtà, non aveva, e per certi aspetti non ha ancora piena cittadinanza nella nostra società. L’Aipec, continua Bertola, vuole percorrere il sentiero della fraternità, del dare, del ridistribuire la ricchezza. Siamo imprenditori con tutti i diritti e doveri del buon imprenditore ma non vogliamo dimenticare che il profitto non è l’unico obiettivo del nostro agire, ma si situa a fianco delle relazioni umane e sociali, della difesa della saluta e dell’ambiente, insomma di tutto ciò che crea comunione tra le persone e tra le persone e l’ambiente in cui vivono.

(da sinistra): Livio Bertola, Roberto Bianco, Gabriele Carenini e Valter Roattino

Iniziano quindi gli interventi dei rappresentanti delle diverse organizzazioni.

Valter Roattino sottolinea che il cambiamento dell’agricoltura in questi ultimi anni ha portato la stessa ad avere una connotazione multifunzionale che comprende servizi alla persona, riqualificazione del territorio dal punto di vista ambientale e paesaggistico. Del resto l’agricoltura, afferma ha sempre avuto un importante ruolo sociale. Ricorda anche alcuni progetti di agricoltura sociale promossi da Confagricoltura: i corsi di agricoltura attivati con una convenzione con il Ministero di Grazia e Giustizia per svolgerli tra i carcerati (quest’ultimi possono poi andare a lavorare presso aziende agricole); “Ti p’orto l’orto con l’ape.”; “Ubuntu – Io sono perché noi siamo”. Le aziende devono fare reddito poiché senza reddito cade anche il discorso di impegno sociale delle aziende stesse. Occorre quindi accompagnare solidarmente la crescita delle aziende, i loro progetti creando sinergie tra il mondo rurale, il consumo e gli altri settori economici.

Roberto Bianco esordisce ricordando che sempre più giovani oggi si avvicinano all’agricoltura. Quest’ultima si sta emancipando da una visione ristretta del proprio lavoro, questa novità è stata anche recepita dal legislatore con la legge 228 del 2001. Oggi l’agricoltore è un imprenditore a tutti gli effetti: produce, trasforma, commercializza i propri prodotti. L’agricoltore presidia il territorio e fa attività culturale e sociale. Nel 2017 sono stati circa 15 mila i bambini che hanno visitato aziende agricole, scoprendo spesso per la prima volta come viene coltivato un prodotto, o come si munge etc. etc.

L’aspetto sociale si esplica a partire dalla valorizzazione della famiglia, delle sue relazioni che includono, per esempio, gli anziani con i loro saperi, che includono le persone diversamente abili o in difficoltà economica. Un progetto interessante a questo riguardo è “Buono 2 volte”. L’aspetto sociale dell’agricoltura è stato normato dalla legge 141 del 2015. Nell’ambito dell’agricoltura del presente è importante promuovere i giovani e le loro idee innovative (si veda il premio istituito ad hoc: “Oscar green”).

(da sinistra): Livio Bertola, Attilio Ianniello, Roberto Bianco, Gabriele Carenini, Valter Roattino e Alessandro Durando

Gabriele Carenini riprende tutti gli spunti offerti da chi ha parlato prima di lui proponendo all’attenzione dei presenti l’importanza della cultura rurale, dei valori che sono stati conservati e attualizzati di volta in volta dagli agricoltori coscienziosi: l’umiltà (la terra è bassa), il prendersi cura (ogni forma di produzione dall’orto all’allevamento insegna a prendersi cura, a rispettare i tempi etc.). Il progetto “Coltiviamo valori” vuole promuovere tutto questo: inserire lavoratori in difficoltà, inserire carcerati nelle ultime fasi del loro scontare una pena, difesa della biodiversità, del paesaggio, del territorio (anche per sopperire alla desertificazione dei piccoli punti vendita di alimentari in molte zone marginali), creazione di una rete che sappia unire ruralità con modernità (necessità, per esempio, di essere commessi ad Internet con la banda larga).

Alessandro Durando ha proposto la visione sull’agricoltura sociale del movimento cooperativo. È interessante, sottolinea, vedere le cooperative agricole che dialogano con le cooperative sociali. Stiamo facendo un intenso lavoro di formazione e informazione sull’agricoltura sociale. È in corso un’interessante riproposizione di valori antichi tra le nuove generazioni di agricoltori tanto che è stata coniata una parola nuova per dire tale processo: retroinnovazione (innovazione nell’ambito di valori antichi, appunto).

Le cooperative che si dedicano all’agricoltura sociale hanno un importante ruolo nel sottolineare il rapporto lavoro dignità umana. Dare lavoro a persone in difficoltà, qualunque sia tale difficoltà, ha un risvolto sociale che non riguarda solamente le persone che vengono coinvolte nel lavoro stesso, ma tutta la società. Infatti lo stipendio che il diversamente abile o la persona svantaggiata o lo straniero guadagna col proprio lavoro è un risparmio di risorse pubbliche. L’agricoltura sociale sia promossa da aziende private che in cooperativa è attualmente uno dei capisaldi dello sviluppo locale proprio perché sviluppano il valore del lavoro che vuole cuore (amare la terra), testa (essere preparati professionalmente), gambe e braccia (lavorare è anche sacrificio, fatica). L’agricoltura sociale promuove uno sviluppo integrato, in provincia abbiamo diversi esempi tra cui la Cooperativa Biolanga, L’Ape Maira, la Gestalp.

(da sinistra): Mauro Alessandria, Dario Armando, Paola Colombo, Maurizio Bergia

Dopo una breve pausa pranzo, la giornata di studio è ripresa con la partecipazione di Maurizio Bergia, Presidente della Cooperativa sociale ed agricola “I Tesori della Terra” di Cervasca, Paola Colombo, Rappresentante della Cooperativa Agricola di Comunità “La volpe e il mirtillo” di Ormea, Dario Armando, Vice Presidente di “Cascina Pensolato” di Fossano, Mauro Alessandria della Cooperativa Agricola Giovanile “Comunità di Gorra” di Bene Vagienna) e Lorenza Borsarelli della Rete Intrecci solidali di Mondovì.

Dopo un breve intervento di Attilio Ianniello, direttore del Comizio Agrario, nel quale è stata sottolineata la vocazione storica dell’Ente Agrario nel promuovere quanto può migliorare l’agricoltura sia in termini di solidarietà interna che esterna, Patrizia Magliano, Presidente della Cooperativa Caracol ed esperta in progetti di sviluppo locale ha iniziato a moderare la tavola rotonda dal titolo: “L’agricoltura al servizio della persona, del territorio e dell’ambiente”.

La moderatrice Patrizia Magliano

Mauro Alessandria ha brevemente presentato la Cooperativa Comunità di Gorra. Nata nel 1984 all’interno della Comunità che fin dal settembre del 1980 aveva fatto una scelta di vita dedicata all’accoglienza e all’inclusione, la cooperativa oggi vive quasi esclusivamente di apicoltura. In questi anni ha sempre voluto promuovere il valore della comunione, del fare insieme per se stessi e per gli altri. Ha nel corso della sua pluridecennale attività offerto accoglienza e lavoro a persone diversamente abili, a stranieri, a disoccupati ed altre figure di persone svantaggiate. Alcune di queste si sono poi fermate a far parte della comunità. Attualmente la cooperativa ha avviato una collaborazione con alcuni abitanti di Djougou nel Benin per la costruzione di un villaggio rurale per ospitare bambini e ragazzi orfani.

I soci della Cooperativa agricola “Comunità di Gorra” in Benin

Dario Armando ha presentato la giovane cooperativa “Cascina Pensolato” nata per  iniziativa della Caritas Diocesana di Fossano , dell’Associazione Camminare Insieme Onlus, dell’Associazione DI.A.Psi Onlus , della Fondazione NOIALTRI Onlus e dell’azienda agricola Orti del Casalito. Attraverso alcune borse lavoro si attua l’inserimento di persone che hanno ancora dei periodi di pena da trascorrere in carcere. Spesso per queste persone il lavoro in cooperativa nell’ambito dell’orticoltura è la prima esperienza vera e propria di lavoro, insegnamo a lavorare, a prendere coscienza del comportamento in società.

Lavoro presso la Cooperativa “Cascina Pensolato”

Paola Colombo prendendo la parola, racconta di come l’Amministrazione comunale di Ormea nel 2015 ha voluto prendere in carico direttamente i richiedenti asilo presenti nel territorio. Per valorizzare la loro presenza, dopo aver istituito dei corsi dedicati alla sicurezza sul lavoro e all’uso di strumenti e macchine per la pulizia dei boschi e la costruzione o riparazione di muretti a secco, nel 2016 il gruppo di richiedenti asilo, in collaborazione con alcuni ormeaschi hanno, per esempio, ripulito due ettari e mezzo di castagneto, sistemato sentieri che a causa di frane o alberi caduti erano impraticabili. Nel 2018 per dare stabilità e reddito ai suddetti interventi lavorativi si è costituita la Cooperativa di comunità “La volpe e il mirtillo”, formata da 15 soci (10 richiedenti asilo e 5 ormeaschi) che attualmente ha preso in affitto terreni abbandonati, gestisce circa 2.500 castagni, coltiva lavanda e erbe spontanee (per es. un birrificio trasforma in birra ortiche e castagne della cooperativa).

I soci della Cooperativa “La Volpe e il Mirtillo” al lavoro

Maurizio Bergia presenta la Cooperativa “Tesori della terra”, una compagine produttiva che fin dall’inizio della sua storia ha scelto l’agricoltura biologica. Bergia, scherzando, sottolinea che i soci della cooperativa (cooperativa con due aziende agricole, 4 marchi, 23 dipendenti) sono sottoposti alla stone therapy non nel senso comune del termine ossia massaggio rilassante con pietre calde, ma nel senso del lavoro agricolo ossia spietramento dei campi. Educazione al lavoro che vuol dire studio, professionalità, fatica, idealità etc. etc. Occorre superare il modo di dire “fare rete” per giungere ad “essere rete”; essere una rete dove tutti coltivano e curano la cultura professionale, la cultura aziendale, la cultura dell’entusiasmo, del business finalizzato all’inclusione.

Il caseificio della Cooperativa “Tesori della terra”

Lorenza Borsarelli infine ha brevemente presentato la Rete di imprenditori Intrecci, un progetto di solidarietà, valorizzazione del territorio e delle imprese presenti in esso, costruito in questi ultimi due anni e che ha espresso una Carta etica che sintetizza valori e finalità degli “Intrecci” stessi.

Patrizia Magliano nella sua funzione di moderatrice e stimolatrice di dibattito ha evidenziato scrivendoli su un foglio appeso alla lavagna della sala di lettura, le parole chiave degli interventi del proficuo, sotto tutti i punti di vista, pomeriggio di lavoro e dialogo.

In chiusura, Attilio Ianniello, salutando e ringraziando quanti a vario titolo hanno partecipato alla giornata ha manifestato l’intenzione di dare scadenza annuale ad incontri sull’agricoltura sociale, proponendo che il Comizio stesso possa diventare centro di documentazione per quanto si sta costruendo in questo innovativo e non settoriale ambito del mondo rurale.

Il Comizio Agrario ringrazia tutti coloro che hanno partecipato alla giornata di studio, un ringraziamento particolare alla classe III dell’Istituto Tecnico Agrario di Mondovì accompagnati dalla prof.ssa Donatella Bosia e al Sindaco di Ormea Giorgio Ferraris.

 

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